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IOSA
E' un'espressione della lingua italiana, utilizzata sintatticamente solo cole locuzione avverbiale (non esiste, in altri termini, la parola "iosa" utilizzata da sola, ma solo accompagnata dalla preposizione "a") che significa "in gran quantità, in abbondanza".
L'etimologia è incerta: alcuni linguisti la fanno derivare dalla corruzione toscana della parola "chiosa" (con la perdita del "ch" iniziale nella parlata popolare), che indicava la moneta falsa utilizzata dai ragazzi nei loto giochi.
Le chiose erano costituite da dischetti di piombo o di legno di contenutissimo valore: pertanto, qualunque cosa potesse essere acquistata grazie a loro era sicuramente di scarso pregio e, pertanto, abbondante.
E' un'espressione della lingua italiana, utilizzata sintatticamente solo cole locuzione avverbiale (non esiste, in altri termini, la parola "iosa" utilizzata da sola, ma solo accompagnata dalla preposizione "a") che significa "in gran quantità, in abbondanza".
L'etimologia è incerta: alcuni linguisti la fanno derivare dalla corruzione toscana della parola "chiosa" (con la perdita del "ch" iniziale nella parlata popolare), che indicava la moneta falsa utilizzata dai ragazzi nei loto giochi.
Le chiose erano costituite da dischetti di piombo o di legno di contenutissimo valore: pertanto, qualunque cosa potesse essere acquistata grazie a loro era sicuramente di scarso pregio e, pertanto, abbondante.
Secondo altri, invece, l'espressione "a iosa" deriverebbe dalla storpiatura dell'espressione ligure "solo Dio lo sa" ad indicare la quantità di una certa cosa era così smisurata che solo il "Padreterno" potesse conoscerne l'esatta consistenza numerica.
A parere di altri ancora l'origine delle locuzione sarebbe barese e significherebbe, secondo il dialetto locale, "gridare forte" o "fare un gran baccano". |
Infine, a giudizio di altri linguisti, "a iosa" deriverebbe dal napoletano "ajos(s)a" che è un'interiezione con valore esortativo e che, a propria volta, troverebbe origine nell'antico catalano "ajos", il grido di incitamento che veniva rivolto ai rematori nelle galee del XV secolo perché vogassero con più foga.
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