Gita a Pavia
Cairolum Papia 19/4/2023
Svegliati, fai colazione, lavati i denti, vestiti e catapultati a prendere il pullman che lo stai perdendo. Ecco l’inizio di una normale giornata di scuola, ma pensandoci bene questa non lo è affatto. Dopo un po’ di tempo eccoci pronti ad affrontare una nuova impresa, organizzata esclusivamente per la nostra classe.
Gita? Ah sì dal verbo antico 'gire', che significa 'andare', quindi alludendo a qualcosa svolto per puro svago… basta, almeno per questa volta stacchiamo la mente e godiamoci questa giornata.
I ragazzi della IV A del Liceo Classico “E. Cairoli” pronti e scatenati come non mai, si ritrovano davanti al Masso Sacro alle 7:30, riempiendo l’aria di schiamazzi e continui chiacchiericci. Dopo un improvviso scontro tra Titani per aggiudicarsi i posti in fondo all’autobus, il clima si calma dando spazio al suono della musica. Passate due orette, siamo finalmente giunti a Pavia e abbiamo incontrato la nostra guida che, munita di microfono, ha collaborato a rendere questa esperienza più interessante. Il primo luogo che abbiamo visitato è stato la basilica minore di San Pietro in Ciel d’Oro, luogo sacro eretto nel VIII secolo d.C, durante il regno del re longobardo Liutprando, ricostruito in stile romanico tra il XI e XII secolo d.C, chiamato così per l’antico rivestimento delle lignee volte a crociera in foglia d’oro. All’esterno presenta una facciata costituita principalmente di pietra arenaria, mattone e terracotta, di cui gli abitanti erano abili lavoratori.
La chiesa è nata per ospitare le spoglie di Sant'Agostino, che furono custodite in precedenza a Ippona, fino al 504, a Cagliari, fino al 723, per poi entrare trionfalmente nella città lombarda, a causa dell’avanzata dei pirati saraceni nel parte meridionale della penisola. La presenza del santo è principalmente nota nella zona presbiteriale, nella quale vi è un un’immensa arca funebre granitica in stile gotico scolpita circa nel 1362 d.C dai maestri campionesi.
All’interno dell’arca sono conservate le reliquie del Santo rinchiuse in una cassetta in lamina d’argento. Questa basilica è nominata persino nel canto decimo del Paradiso della Commedia di Dante nella quale viene scritto :«Per vedere ogne ben dentro vi gode l’anima santa che ‘l mondo fallace fa manifesto a chi di lei ben ode.
Lo corpo ond'ella fu cacciata giace giuso in Cieldauro; ed essa da martiro e da essilio venne a questa pace». Lo scrittore si riferisce all’anima di San Severino Boezio, le cui ossa sono conservate nella cripta seminterrata in un’urna in stile ravennate, fabbricata da Antonio Cassi. Usciti dalla basilica ci avviamo a piedi verso il centro della città medievale, dove sorge ,circondato da un giardino, il castello visconteo, voluto da Gian Galeazzo Visconti nel 1360.
Il palazzo si estendeva originariamente per una dozzina di chilometri, fino alla Certosa di Pavia e che fu teatro, nel 1525, della battaglia di Pavia.
Il Castello di Pavia fu soprattutto la splendida sede di una corte raffinata, come è ancora possibile intuire dalle grandi bifore esterne, dall'aereo loggiato del cortile e dagli affreschi delle sale interne, elementi che rispecchiano il gusto del gotico internazionale.
A poca distanza dal castello si presenta l’antica Università di Pavia, anch’essa promossa dalla famiglia Visconti nel 1362. Nacque come una scuola sulla storia della medicina, per poi diventare, nel 1450, ospedale di San Matteo. La struttura è di natura geometrica ed è composta da una torre centrale dalla quale si espandono quattro portici laterali, nei quali oggigiorno, gli studenti si dilettano durante le loro pause.
Un dettaglio che rende particolare Pavia, come commentato dalla guida, è la presenza delle torri, le cosiddette "torri di rappresentanza" , che, come suggerito da Opicino De Canistris, presentava nel passato 300 torri e 135 chiese. Parlando di numerose chiese non si può non nominare un'altra tappa del nostro viaggio: la Chiesa di San Michele. Questo monumento architettonico fu costruito per ospitare le incoronazioni, come quella di Federico Barbarossa, nel 1155. Nel fiore dei suoi anni era policroma, ma col passare del tempo i colori si sono diluiti lasciando spazio soltanto alla pietra arenaria, e al suo colore giallognolo.
I pavimenti erano decorati da ricchi mosaici, successivamente sostituiti con lisci pavimenti di marmo dagli interventi ottocenteschi..
Durante la visita, dopo aver attraversato le vie del Cardo e del Decumano, abbiamo raggiunto le rive del Ticino sul quale si erge il Ponte Coperto, ricostruzione ottocentesca dell’antico ponte romano, che al contrario non presentava una zona coperta. Il ponte era anticamente utilizzato anche per separare il centro storico dalla zona abitata, da cui si diceva provenissero le malattie.
Dopo un’intensa portata di informazioni, è arrivato il momento del pranzo. Ritornando sui nostri passi abbiamo attraversato un grande mercato, per poi addentrarci in un tranquillo parco dove, divisi in gruppetti abbiamo consumato i nostri panini profumati e ci siamo divertiti componendo corone di margherite o chiacchierando tra di noi. Come si può consumare un pasto senza un dolce? Con tutto questo caldo occorre per forza un gelato! Dopo aver sbagliato diverse volte strada fortunatamente abbiamo assalito una gelateria, rendendola inaccessibile ai turisti per venti abbondanti minuti. Tutti sporchi e con le mani appiccicose ci siamo diretti nuovamente verso il pullman per dirigerci verso una nuova meta.
Mentre attraversavamo per diversi minuti le distese delle campagne, in lontananza si scorgevano delle mura in mattone, le mura della Certosa di Pavia.
In passato la Certosa ospitava i monaci certosini, un ordine di contemplamento monastico di clausura nato in Francia nel 1084. La struttura è circondata da risaie, introdotte dagli Sforza, ora supervisionate da sei monaci cistercensi, gli ultimi rimasti in questa zona. L’ingresso per la Certosa di Pavia è indicato da un vestibolo completamente rivestito da affreschi, sul quale compaiono due medaglioni raffiguranti Gian Galeazzo Visconti e Caterina Visconti, coloro i quali avevano deciso di edificare questo monastero al fine di ringraziare la Madonna per aver dato loro una grazia: un figlio maschio e sano. Non per caso sempre all’ingresso sono presenti due scritte, GRA, che sta per gratiarum, e CAR, che sta invece per cartusiae, indicando quindi l'onorificenza verso la Madonna delle Grazie.
I lavori della facciata della chiesa cominciarono nel 1450, nel periodo rinascimentale, fino al 1540, in cui viene utilizzato uno stile totalmente diverso a quello degli anni precedenti, ecco perché la parte inferiore della facciata è in stile rinascimento lombardo e la parte superiore in un rinascimento più classico, come quello fiorentino. Terminata la visita ci siamo diretti a prendere il pullman, e una volta messo in moto il mezzo siamo tornati a Varese, stanchi per la giornata trascorsa, ma felici per il tempo trascorso assieme.
Svegliati, fai colazione, lavati i denti, vestiti e catapultati a prendere il pullman che lo stai perdendo. Ecco l’inizio di una normale giornata di scuola, ma pensandoci bene questa non lo è affatto. Dopo un po’ di tempo eccoci pronti ad affrontare una nuova impresa, organizzata esclusivamente per la nostra classe.
Gita? Ah sì dal verbo antico 'gire', che significa 'andare', quindi alludendo a qualcosa svolto per puro svago… basta, almeno per questa volta stacchiamo la mente e godiamoci questa giornata.
I ragazzi della IV A del Liceo Classico “E. Cairoli” pronti e scatenati come non mai, si ritrovano davanti al Masso Sacro alle 7:30, riempiendo l’aria di schiamazzi e continui chiacchiericci. Dopo un improvviso scontro tra Titani per aggiudicarsi i posti in fondo all’autobus, il clima si calma dando spazio al suono della musica. Passate due orette, siamo finalmente giunti a Pavia e abbiamo incontrato la nostra guida che, munita di microfono, ha collaborato a rendere questa esperienza più interessante. Il primo luogo che abbiamo visitato è stato la basilica minore di San Pietro in Ciel d’Oro, luogo sacro eretto nel VIII secolo d.C, durante il regno del re longobardo Liutprando, ricostruito in stile romanico tra il XI e XII secolo d.C, chiamato così per l’antico rivestimento delle lignee volte a crociera in foglia d’oro. All’esterno presenta una facciata costituita principalmente di pietra arenaria, mattone e terracotta, di cui gli abitanti erano abili lavoratori.
La chiesa è nata per ospitare le spoglie di Sant'Agostino, che furono custodite in precedenza a Ippona, fino al 504, a Cagliari, fino al 723, per poi entrare trionfalmente nella città lombarda, a causa dell’avanzata dei pirati saraceni nel parte meridionale della penisola. La presenza del santo è principalmente nota nella zona presbiteriale, nella quale vi è un un’immensa arca funebre granitica in stile gotico scolpita circa nel 1362 d.C dai maestri campionesi.
All’interno dell’arca sono conservate le reliquie del Santo rinchiuse in una cassetta in lamina d’argento. Questa basilica è nominata persino nel canto decimo del Paradiso della Commedia di Dante nella quale viene scritto :«Per vedere ogne ben dentro vi gode l’anima santa che ‘l mondo fallace fa manifesto a chi di lei ben ode.
Lo corpo ond'ella fu cacciata giace giuso in Cieldauro; ed essa da martiro e da essilio venne a questa pace». Lo scrittore si riferisce all’anima di San Severino Boezio, le cui ossa sono conservate nella cripta seminterrata in un’urna in stile ravennate, fabbricata da Antonio Cassi. Usciti dalla basilica ci avviamo a piedi verso il centro della città medievale, dove sorge ,circondato da un giardino, il castello visconteo, voluto da Gian Galeazzo Visconti nel 1360.
Il palazzo si estendeva originariamente per una dozzina di chilometri, fino alla Certosa di Pavia e che fu teatro, nel 1525, della battaglia di Pavia.
Il Castello di Pavia fu soprattutto la splendida sede di una corte raffinata, come è ancora possibile intuire dalle grandi bifore esterne, dall'aereo loggiato del cortile e dagli affreschi delle sale interne, elementi che rispecchiano il gusto del gotico internazionale.
A poca distanza dal castello si presenta l’antica Università di Pavia, anch’essa promossa dalla famiglia Visconti nel 1362. Nacque come una scuola sulla storia della medicina, per poi diventare, nel 1450, ospedale di San Matteo. La struttura è di natura geometrica ed è composta da una torre centrale dalla quale si espandono quattro portici laterali, nei quali oggigiorno, gli studenti si dilettano durante le loro pause.
Un dettaglio che rende particolare Pavia, come commentato dalla guida, è la presenza delle torri, le cosiddette "torri di rappresentanza" , che, come suggerito da Opicino De Canistris, presentava nel passato 300 torri e 135 chiese. Parlando di numerose chiese non si può non nominare un'altra tappa del nostro viaggio: la Chiesa di San Michele. Questo monumento architettonico fu costruito per ospitare le incoronazioni, come quella di Federico Barbarossa, nel 1155. Nel fiore dei suoi anni era policroma, ma col passare del tempo i colori si sono diluiti lasciando spazio soltanto alla pietra arenaria, e al suo colore giallognolo.
I pavimenti erano decorati da ricchi mosaici, successivamente sostituiti con lisci pavimenti di marmo dagli interventi ottocenteschi..
Durante la visita, dopo aver attraversato le vie del Cardo e del Decumano, abbiamo raggiunto le rive del Ticino sul quale si erge il Ponte Coperto, ricostruzione ottocentesca dell’antico ponte romano, che al contrario non presentava una zona coperta. Il ponte era anticamente utilizzato anche per separare il centro storico dalla zona abitata, da cui si diceva provenissero le malattie.
Dopo un’intensa portata di informazioni, è arrivato il momento del pranzo. Ritornando sui nostri passi abbiamo attraversato un grande mercato, per poi addentrarci in un tranquillo parco dove, divisi in gruppetti abbiamo consumato i nostri panini profumati e ci siamo divertiti componendo corone di margherite o chiacchierando tra di noi. Come si può consumare un pasto senza un dolce? Con tutto questo caldo occorre per forza un gelato! Dopo aver sbagliato diverse volte strada fortunatamente abbiamo assalito una gelateria, rendendola inaccessibile ai turisti per venti abbondanti minuti. Tutti sporchi e con le mani appiccicose ci siamo diretti nuovamente verso il pullman per dirigerci verso una nuova meta.
Mentre attraversavamo per diversi minuti le distese delle campagne, in lontananza si scorgevano delle mura in mattone, le mura della Certosa di Pavia.
In passato la Certosa ospitava i monaci certosini, un ordine di contemplamento monastico di clausura nato in Francia nel 1084. La struttura è circondata da risaie, introdotte dagli Sforza, ora supervisionate da sei monaci cistercensi, gli ultimi rimasti in questa zona. L’ingresso per la Certosa di Pavia è indicato da un vestibolo completamente rivestito da affreschi, sul quale compaiono due medaglioni raffiguranti Gian Galeazzo Visconti e Caterina Visconti, coloro i quali avevano deciso di edificare questo monastero al fine di ringraziare la Madonna per aver dato loro una grazia: un figlio maschio e sano. Non per caso sempre all’ingresso sono presenti due scritte, GRA, che sta per gratiarum, e CAR, che sta invece per cartusiae, indicando quindi l'onorificenza verso la Madonna delle Grazie.
I lavori della facciata della chiesa cominciarono nel 1450, nel periodo rinascimentale, fino al 1540, in cui viene utilizzato uno stile totalmente diverso a quello degli anni precedenti, ecco perché la parte inferiore della facciata è in stile rinascimento lombardo e la parte superiore in un rinascimento più classico, come quello fiorentino. Terminata la visita ci siamo diretti a prendere il pullman, e una volta messo in moto il mezzo siamo tornati a Varese, stanchi per la giornata trascorsa, ma felici per il tempo trascorso assieme.
Incontri sul Giornalismo
APPrendiamo a… comunicare 30/11/2022
Una riunione di redazione? Al Cairoli di Varese?
No, una classe di alunni del corso Erodoto con la giornalista del quotidiano di Varesenews, Alessandra Toni.
La lezione laboratorio si è rivelata estremamente importante per gli alunni. Sono stati trattati diversi argomenti: che cos’è una notizia, come arrivare al proprio pubblico e guadagnarne la fiducia, come scrivere un articolo, con un inizio a effetto che susciti interesse nel pubblico e arrivi ad una conclusione che consenta di avere spunti di riflessione, passando dalla regola delle cinque W;
infine si è ragionato su come scegliere una notizia e trovare qualcosa da raccontare anche nella routine. Dopo la prima ora di ascolto, gli alunni si sono cimentati nel loro primo articolo, fingendosi cronisti di una ipotetica fattoria. Gli animali come nella tradizione favolistica, sono dotati di parola cronista le loro reazioni.
La lezione è stata la prima di un ciclo di cinque , che racconteremo nei prossimi articoli.
Continuiamo ad APPrendere
Continuano gli incontri della classe IVA al Liceo Cairoli di Varese con la giornalista di Varesenews, Alessandra Toni.
Il corso è andato avanti per quattro sedute dopo quella di cui abbiamo già parlato: il 14 dicembre, l’11 gennaio, il 1° febbraio e il 1° marzo. Lì gli alunni del Liceo varesino hanno potuto ‘scavare’ ulteriormente in quello che è il grande mondo della comunicazione, acquisendo dunque nuove conoscenze importanti su di esso.
La fonte di ogni notizia: l’intervista
Come si ottengono notizie da pubblicare? Con le domande, che, fatte a persone che hanno un diretto rapporto con l’evento, possono dare molte informazioni riguardo a un fatto; infatti tutto ciò è lo strumento principe del giornalista, che, cercando testimoni che confermino una versione dei fatti, è in grado di raccontare la verità riguardo a un determinato argomento.
Dopo la spiegazione, gli alunni della classe IVA hanno simulato un’intervista agli animali di un’aia immaginaria che stavano per vedere la loro casa venduta.
Un nuovo potente mezzo di comunicazione: il podcast
Questo strumento di comunicazione sta via via crescendo di importanza. Perché? Non richiede il continuo uso della vista e può essere ascoltato ovunque in qualsiasi momento. Avendo qualcosa da raccontare, si può iniziare a scrivere un testo su tale argomento cercando di motivare il pubblico ad ascoltare quanto vogliamo dire. Dopo aver strutturato un testo convincente, si può iniziare a registrare. Prestando attenzione all’elemento acustico e fonico, si legge con energia ed enfasi, senza pause e momenti di distrazioni; infine, con l’aggiunta di un sottofondo musicale ed altri elementi del suono, il prodotto viene reso accattivante agli occhi (anzi, alle orecchie) del pubblico.
Dopo un lavoro di ricerca sul clima a Varese nei decenni passati, di cui gli alunni hanno raccolto testimonianze da amici, vicini o parenti, la classe ha iniziato un lavoro di produzione per un podcast in cui verranno esposte le differenze riscontrate rispetto al clima odierno a Varese e provincia: Gocce dal passato.
Una riunione di redazione? Al Cairoli di Varese?
No, una classe di alunni del corso Erodoto con la giornalista del quotidiano di Varesenews, Alessandra Toni.
La lezione laboratorio si è rivelata estremamente importante per gli alunni. Sono stati trattati diversi argomenti: che cos’è una notizia, come arrivare al proprio pubblico e guadagnarne la fiducia, come scrivere un articolo, con un inizio a effetto che susciti interesse nel pubblico e arrivi ad una conclusione che consenta di avere spunti di riflessione, passando dalla regola delle cinque W;
infine si è ragionato su come scegliere una notizia e trovare qualcosa da raccontare anche nella routine. Dopo la prima ora di ascolto, gli alunni si sono cimentati nel loro primo articolo, fingendosi cronisti di una ipotetica fattoria. Gli animali come nella tradizione favolistica, sono dotati di parola cronista le loro reazioni.
La lezione è stata la prima di un ciclo di cinque , che racconteremo nei prossimi articoli.
Continuiamo ad APPrendere
Continuano gli incontri della classe IVA al Liceo Cairoli di Varese con la giornalista di Varesenews, Alessandra Toni.
Il corso è andato avanti per quattro sedute dopo quella di cui abbiamo già parlato: il 14 dicembre, l’11 gennaio, il 1° febbraio e il 1° marzo. Lì gli alunni del Liceo varesino hanno potuto ‘scavare’ ulteriormente in quello che è il grande mondo della comunicazione, acquisendo dunque nuove conoscenze importanti su di esso.
La fonte di ogni notizia: l’intervista
Come si ottengono notizie da pubblicare? Con le domande, che, fatte a persone che hanno un diretto rapporto con l’evento, possono dare molte informazioni riguardo a un fatto; infatti tutto ciò è lo strumento principe del giornalista, che, cercando testimoni che confermino una versione dei fatti, è in grado di raccontare la verità riguardo a un determinato argomento.
Dopo la spiegazione, gli alunni della classe IVA hanno simulato un’intervista agli animali di un’aia immaginaria che stavano per vedere la loro casa venduta.
Un nuovo potente mezzo di comunicazione: il podcast
Questo strumento di comunicazione sta via via crescendo di importanza. Perché? Non richiede il continuo uso della vista e può essere ascoltato ovunque in qualsiasi momento. Avendo qualcosa da raccontare, si può iniziare a scrivere un testo su tale argomento cercando di motivare il pubblico ad ascoltare quanto vogliamo dire. Dopo aver strutturato un testo convincente, si può iniziare a registrare. Prestando attenzione all’elemento acustico e fonico, si legge con energia ed enfasi, senza pause e momenti di distrazioni; infine, con l’aggiunta di un sottofondo musicale ed altri elementi del suono, il prodotto viene reso accattivante agli occhi (anzi, alle orecchie) del pubblico.
Dopo un lavoro di ricerca sul clima a Varese nei decenni passati, di cui gli alunni hanno raccolto testimonianze da amici, vicini o parenti, la classe ha iniziato un lavoro di produzione per un podcast in cui verranno esposte le differenze riscontrate rispetto al clima odierno a Varese e provincia: Gocce dal passato.
Gita a Milano
BAUSCIA PER UN GIORNO 06/10/2022
Finalmente una boccata d’aria fresca per le classi 4A e 5A del ginnasio. Obiettivo della giornata? Immergersi per un giorno intero nell’arte e nella storia della stupefacente città di Milano. La mattinata è iniziata al massimo: i ragazzi erano carichi ed entusiasti. D'altro canto i professori, pur essendo pronti per l’avventura, non potevano non far trapelare un velo di preoccupazione per quella banda scatenata. Il viaggio non ha lasciato spazio alla noia, perché gli alunni hanno pensato di animare la situazione con musica e cori collettivi che hanno tenuto sveglia l’intera comitiva.
Arrivati a Milano tutti eravamo stupiti. Il pullman ci ha lasciati davanti a una struttura di grandi dimensioni che, grazie alla professoressa Ricardi, abbiamo scoperto chiamarsi Porta Ticinese. Abbiamo cominciato a camminare in direzione della Basilica di Sant'Eustorgio, dove si sarebbe tenuta sia la mostra del fotografo Elliot Erwitt, che la visita dell’interno della basilica. Giunti a destinazione, dopo una piccola introduzione alla vita e all’attività dell’artista, siamo entrati nella galleria che ospitava la mostra comprendente 100 fotografie di una vasta gamma di tipologie. Marilyn Monroe, Arnold Schwarzenegger e molte altre personalità di spicco sono state rappresentate negli scatti di Erwitt: ognuno ha qualcosa da comunicare, chiunque può essere osservato da molteplici prospettive. Ogni immagine comunica originalità e simpatia e colpisce immediatamente l’attenzione dello spettatore, poiché ognuna di essa è stata realizzata con l’intento di promuovere una comunicazione visiva efficace.
La mostra si è conclusa con un veloce spuntino, dopo il quale ci siamo recati alla cappella Portinari, all’interno della basilica. Quest’ultima si è presentata molto luminosa ai nostri occhi, grazie ai colori accesi che dipingevano la cupola e le pareti, finemente decorate da affreschi realizzati da Vincenzo Foppa nel Quindicesimo secolo.
Gli eventi principali raffigurati nei dipinti sono “l’Annunciazione” sulla parete frontale, “l’Assunzione della Vergine” sulla parete d’ingresso, il “Miracolo del Piede risanato”, il “Martirio di San Pietro Martire” sulla parete a sinistra, il “Miracolo della nube” e il “Miracolo della falsa Madonna” su quella di destra. Nelle opere di Foppa prevale un gusto per il racconto semplice e comprensibile.
Dopo aver visitato anche l’interno della basilica e aver visto il luogo in cui giacevano le reliquie dei re Magi trafugate dal Barbarossa, ci siamo incamminati verso la tappa successiva della nostra uscita: la chiesa di San Lorenzo.
Dopo alcuni minuti di camminata un ragazzo ha gridato “Prof, ma quelle che cosa sono?”: in lontananza si scorgevano le colonne di San Lorenzo che ci hanno annunciato il nostro arrivo a destinazione. Una volta fermati al centro della piazza, ci giunse inaspettatamente una piacevole notizia: “Ragazzi vi lasciamo un’ora e mezza liberi per la città”. Eravamo tutti felicissimi:i primi gruppi iniziavano a formarsi, tutti erano impegnati a organizzare possibili mete da raggiungere nel tempo prestabilito. Chi ha deciso di andare al Duomo, chi ha pensato di fare merenda insieme. Tutti ci siamo messi d’accordo in un battibaleno.
Trascorso il tempo a nostra disposizione, ci siamo recati di nuovo alle colonne.
Questa pausa è stata per tutti un momento di sfogo: le batterie sono di nuovo tornate al 100%.
Ci siamo riuniti al centro del piazzale, pronti per la fase tre della nostra avventura. Abbiamo raggiunto insieme il portone in legno che divide la basilica dal resto della piazza. Non appena siamo entrati abbiamo cominciato a guardarci intorno, stupefatti da ciò che stavamo vedendo. Una peculiare architettura ciclopica caratterizzava il luogo sacro.
Dopo aver fatto un piccolo giretto per osservare la struttura, la professoressa Ricardi ci ha invitati ad entrare in un’altra ala della Chiesa: la cappella di Sant’Aquilino.
Questa cappella, originariamente edificio a sé stante, è la maggiore del complesso e presenta una pianta ottagonale con nicchie alternativamente semicircolari e quadrate al cui interno sono presenti diversi tipi di mosaici ancora in buone condizioni. Tra questi vi è il mosaico rappresentante Gesù con gli apostoli: lo stile adottato dall’artista è romano, e il Cristo è raffigurato con una pergamena nelle mani e posizionato come il personaggio del mito greco Orfeo. Nel fondo della sala, presso l’altare, invece, si trova un'urna in cristallo di rocca e argento, contenente il corpo di Sant’Aquilino, sacerdote e martire del XI secolo.
Terminata anche questa piacevole visita, il tempo, purtroppo, è arrivato agli sgoccioli e quindi ci siamo incamminati verso il luogo da cui la gita era incominciata. Il pullman era arrivato e noi ragazzi, anche se distrutti, ci siamo goduti l’ultima ora della nostra gita, che ha consolidato amicizie precedenti e ne ha formate delle nuove.
Giunti a Varese ci siamo salutati con il sorriso, perché avevamo passato una giornata strepitosa.
Che ne dite, vorreste mai trascorrere una giornata come questa? Se la risposta è sì, qui sotto sono allegati due video dettagliati dell’intera esperienza, arricchiti da immagini e riferimenti storici dei vari personaggi e luoghi incontrati.
Finalmente una boccata d’aria fresca per le classi 4A e 5A del ginnasio. Obiettivo della giornata? Immergersi per un giorno intero nell’arte e nella storia della stupefacente città di Milano. La mattinata è iniziata al massimo: i ragazzi erano carichi ed entusiasti. D'altro canto i professori, pur essendo pronti per l’avventura, non potevano non far trapelare un velo di preoccupazione per quella banda scatenata. Il viaggio non ha lasciato spazio alla noia, perché gli alunni hanno pensato di animare la situazione con musica e cori collettivi che hanno tenuto sveglia l’intera comitiva.
Arrivati a Milano tutti eravamo stupiti. Il pullman ci ha lasciati davanti a una struttura di grandi dimensioni che, grazie alla professoressa Ricardi, abbiamo scoperto chiamarsi Porta Ticinese. Abbiamo cominciato a camminare in direzione della Basilica di Sant'Eustorgio, dove si sarebbe tenuta sia la mostra del fotografo Elliot Erwitt, che la visita dell’interno della basilica. Giunti a destinazione, dopo una piccola introduzione alla vita e all’attività dell’artista, siamo entrati nella galleria che ospitava la mostra comprendente 100 fotografie di una vasta gamma di tipologie. Marilyn Monroe, Arnold Schwarzenegger e molte altre personalità di spicco sono state rappresentate negli scatti di Erwitt: ognuno ha qualcosa da comunicare, chiunque può essere osservato da molteplici prospettive. Ogni immagine comunica originalità e simpatia e colpisce immediatamente l’attenzione dello spettatore, poiché ognuna di essa è stata realizzata con l’intento di promuovere una comunicazione visiva efficace.
La mostra si è conclusa con un veloce spuntino, dopo il quale ci siamo recati alla cappella Portinari, all’interno della basilica. Quest’ultima si è presentata molto luminosa ai nostri occhi, grazie ai colori accesi che dipingevano la cupola e le pareti, finemente decorate da affreschi realizzati da Vincenzo Foppa nel Quindicesimo secolo.
Gli eventi principali raffigurati nei dipinti sono “l’Annunciazione” sulla parete frontale, “l’Assunzione della Vergine” sulla parete d’ingresso, il “Miracolo del Piede risanato”, il “Martirio di San Pietro Martire” sulla parete a sinistra, il “Miracolo della nube” e il “Miracolo della falsa Madonna” su quella di destra. Nelle opere di Foppa prevale un gusto per il racconto semplice e comprensibile.
Dopo aver visitato anche l’interno della basilica e aver visto il luogo in cui giacevano le reliquie dei re Magi trafugate dal Barbarossa, ci siamo incamminati verso la tappa successiva della nostra uscita: la chiesa di San Lorenzo.
Dopo alcuni minuti di camminata un ragazzo ha gridato “Prof, ma quelle che cosa sono?”: in lontananza si scorgevano le colonne di San Lorenzo che ci hanno annunciato il nostro arrivo a destinazione. Una volta fermati al centro della piazza, ci giunse inaspettatamente una piacevole notizia: “Ragazzi vi lasciamo un’ora e mezza liberi per la città”. Eravamo tutti felicissimi:i primi gruppi iniziavano a formarsi, tutti erano impegnati a organizzare possibili mete da raggiungere nel tempo prestabilito. Chi ha deciso di andare al Duomo, chi ha pensato di fare merenda insieme. Tutti ci siamo messi d’accordo in un battibaleno.
Trascorso il tempo a nostra disposizione, ci siamo recati di nuovo alle colonne.
Questa pausa è stata per tutti un momento di sfogo: le batterie sono di nuovo tornate al 100%.
Ci siamo riuniti al centro del piazzale, pronti per la fase tre della nostra avventura. Abbiamo raggiunto insieme il portone in legno che divide la basilica dal resto della piazza. Non appena siamo entrati abbiamo cominciato a guardarci intorno, stupefatti da ciò che stavamo vedendo. Una peculiare architettura ciclopica caratterizzava il luogo sacro.
Dopo aver fatto un piccolo giretto per osservare la struttura, la professoressa Ricardi ci ha invitati ad entrare in un’altra ala della Chiesa: la cappella di Sant’Aquilino.
Questa cappella, originariamente edificio a sé stante, è la maggiore del complesso e presenta una pianta ottagonale con nicchie alternativamente semicircolari e quadrate al cui interno sono presenti diversi tipi di mosaici ancora in buone condizioni. Tra questi vi è il mosaico rappresentante Gesù con gli apostoli: lo stile adottato dall’artista è romano, e il Cristo è raffigurato con una pergamena nelle mani e posizionato come il personaggio del mito greco Orfeo. Nel fondo della sala, presso l’altare, invece, si trova un'urna in cristallo di rocca e argento, contenente il corpo di Sant’Aquilino, sacerdote e martire del XI secolo.
Terminata anche questa piacevole visita, il tempo, purtroppo, è arrivato agli sgoccioli e quindi ci siamo incamminati verso il luogo da cui la gita era incominciata. Il pullman era arrivato e noi ragazzi, anche se distrutti, ci siamo goduti l’ultima ora della nostra gita, che ha consolidato amicizie precedenti e ne ha formate delle nuove.
Giunti a Varese ci siamo salutati con il sorriso, perché avevamo passato una giornata strepitosa.
Che ne dite, vorreste mai trascorrere una giornata come questa? Se la risposta è sì, qui sotto sono allegati due video dettagliati dell’intera esperienza, arricchiti da immagini e riferimenti storici dei vari personaggi e luoghi incontrati.
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Olimpiadina
Fiume di Cairolini inonda il parco di Villa Mylius 27/09/2022
Un fiume colorato di ragazzi si dirige la mattinata del 27 settembre a Villa Mylius, pronto a inondarla con i suoi schiamazzi. Sono i ragazzi della IVA e IVD del liceo classico “E. Cairoli”, pronti a cimentarsi in una serie di ardue prove sportive. Per riscaldarsi, iniziano con un po’ di stretching, svolto dagli alunni, poiché tutti non vedono l'ora di entrare nel vivo della mattinata.
La prima prova consiste in una vera e propria staffetta: iniziando con una falsa partenza, passando poi per scivolate sulla ghiaia e sgomitate per arrivare primi, l’intera prova è sostenuta dalle grida di tifo non solo di entrambe le classi, ma anche dei professori, ormai calati nelle parti di personal trainers. Nello stesso “stile” si svolgono le partite di pallavolo, in cui l'obiettivo è quello di far passare la palla oltre la rete, senza curarsi del come; dopo l'ultimo fischio dell'arbitro, i docenti accompagnatori optano per una pausa rifocillante, dove i ragazzi divorano le non esattamente ipocaloriche merendine portate da casa e si riposano facendo un tuffo nell'infanzia grazie alle attrezzature del parco giochi. Ultima sfida il lancio del vortex, dove molti, di entrambe le classi, riescono addirittura a superare il limite massimo del campo tracciato.
La faticosa ma entusiasmante mattinata si conclude con una sana partita a palla-prigioniera, dove neanche i professori vengono esonerati dal ricevere pallonate, si spera involontarie! Al termine delle prove, viene comunicata la classe vincitrice: la IVA, con un grande distacco dall'altra. Infine, si torna tutti in classe, accaldati, ma con una divertente ed appassionante esperienza nuova negli occhi e nel cuore.
Se siete curiosi di scoprire ciò che abbiamo prodotto su questa diversa ma decisamente appassionante mattinata, non esitate a cliccare sul seguente video:
Un fiume colorato di ragazzi si dirige la mattinata del 27 settembre a Villa Mylius, pronto a inondarla con i suoi schiamazzi. Sono i ragazzi della IVA e IVD del liceo classico “E. Cairoli”, pronti a cimentarsi in una serie di ardue prove sportive. Per riscaldarsi, iniziano con un po’ di stretching, svolto dagli alunni, poiché tutti non vedono l'ora di entrare nel vivo della mattinata.
La prima prova consiste in una vera e propria staffetta: iniziando con una falsa partenza, passando poi per scivolate sulla ghiaia e sgomitate per arrivare primi, l’intera prova è sostenuta dalle grida di tifo non solo di entrambe le classi, ma anche dei professori, ormai calati nelle parti di personal trainers. Nello stesso “stile” si svolgono le partite di pallavolo, in cui l'obiettivo è quello di far passare la palla oltre la rete, senza curarsi del come; dopo l'ultimo fischio dell'arbitro, i docenti accompagnatori optano per una pausa rifocillante, dove i ragazzi divorano le non esattamente ipocaloriche merendine portate da casa e si riposano facendo un tuffo nell'infanzia grazie alle attrezzature del parco giochi. Ultima sfida il lancio del vortex, dove molti, di entrambe le classi, riescono addirittura a superare il limite massimo del campo tracciato.
La faticosa ma entusiasmante mattinata si conclude con una sana partita a palla-prigioniera, dove neanche i professori vengono esonerati dal ricevere pallonate, si spera involontarie! Al termine delle prove, viene comunicata la classe vincitrice: la IVA, con un grande distacco dall'altra. Infine, si torna tutti in classe, accaldati, ma con una divertente ed appassionante esperienza nuova negli occhi e nel cuore.
Se siete curiosi di scoprire ciò che abbiamo prodotto su questa diversa ma decisamente appassionante mattinata, non esitate a cliccare sul seguente video:
Villa Mylius oggi, in una splendida giornata di sole, è carica di adrenalina perché ospita l’Olimpiadina, a cui parteciperanno i ragazzi di IV A e IV D del liceo classico “Cairoli”. “Cos’è l’Olimpiadina?” è una giornata dedicata allo sport e all’amicizia per divertirsi tutti insieme! Gli studenti si cimenteranno in 4 sport: staffetta, pallavolo, lancio del vortex e palla prigioniera. 3…2…1… VIA!
La staffetta è partita e i due gruppi sono agguerriti, scattano e lottano per arrivare primi! Dopo alcune manches, sembra che la IV A abbia vinto, ma alcuni controlli, guardando i video ripresi dagli alunni stessi, evidenziano che ci sia stato qualche fallo qua e là, quindi viene dichiarata parità. I ragazzi non si arrendono e iniziano determinati la partita di pallavolo. Tra bagher al vento e palleggi un po’ storti la IV A vince ancora, e stavolta per davvero! Ora è il momento del lancio del vortex. I ragazzi, a turni, iniziano a tirare i vortex che roteano in aria fischiando e atterrano nell’erba umida. Dopo un rapido conteggio, anche stavolta, la IV A vince, ma la IV D non ha intenzione di arrendersi tanto facilmente! Inizia quindi la partita di palla prigioniera e gli alunni di IV D prendono la palla e la lanciano con tutta la forza che hanno in corpo. La partita procede tra botte e risposte a suon di tiri, qualcuno finisce in prigione, qualcun altro si libera, ma anche stavolta la vittoria schiacciante è degli alunni primi in classifica.
Dopo questi divertenti sport, è il momento di lasciare da parte le sconfitte e le vittorie e mangiare un bel panino. Gli alunni quindi si divertono a mangiare, ridere e scherzare al parco giochi della villa, sembrano tornati bambini, ma è ora di ricomporsi e di tornare a scuola. Che giornata!
La staffetta è partita e i due gruppi sono agguerriti, scattano e lottano per arrivare primi! Dopo alcune manches, sembra che la IV A abbia vinto, ma alcuni controlli, guardando i video ripresi dagli alunni stessi, evidenziano che ci sia stato qualche fallo qua e là, quindi viene dichiarata parità. I ragazzi non si arrendono e iniziano determinati la partita di pallavolo. Tra bagher al vento e palleggi un po’ storti la IV A vince ancora, e stavolta per davvero! Ora è il momento del lancio del vortex. I ragazzi, a turni, iniziano a tirare i vortex che roteano in aria fischiando e atterrano nell’erba umida. Dopo un rapido conteggio, anche stavolta, la IV A vince, ma la IV D non ha intenzione di arrendersi tanto facilmente! Inizia quindi la partita di palla prigioniera e gli alunni di IV D prendono la palla e la lanciano con tutta la forza che hanno in corpo. La partita procede tra botte e risposte a suon di tiri, qualcuno finisce in prigione, qualcun altro si libera, ma anche stavolta la vittoria schiacciante è degli alunni primi in classifica.
Dopo questi divertenti sport, è il momento di lasciare da parte le sconfitte e le vittorie e mangiare un bel panino. Gli alunni quindi si divertono a mangiare, ridere e scherzare al parco giochi della villa, sembrano tornati bambini, ma è ora di ricomporsi e di tornare a scuola. Che giornata!
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